Un’epica battaglia tra il bene e il male… ma senza il bene e senza il male. Perché Angeli e Demoni non sono che facce della stessa medaglia: parassiti della razza umana.
La trama: Rys è un angelo. Almeno è così che si presenta. Ma la sua è solo un’illusione. È un predatore che si nutre di sentimenti, solo riuscendo a farsi amare può sopravvivere. È cresciuto e ha prosperato insieme alla sua città, che domina. Il segreto del suo successo? Un codice rigoroso che si è auto-imposto. Il fulcro del suo potere è la Corte: un gruppo di ragazzi e ragazze che lo amano alla follia e così facendo lo nutrono. Li ha scelti personalmente, uno per uno, li ha salvati dalla morte, ha dato loro una nuova vita. Perché questo impone il codice, che lui si nutra solo di chi è destinato a morire. Una compensazione, per questa nuova esistenza che lui gli ha concesso. Ma ora qualcosa è cambiato. Un’inarrestabile catena di morti sta per compiersi, e lui deve impedirle. Deve salvare quei ragazzi, accoglierli nella sua Corte. Ha compreso che non può essere casuale, qualcuno sta cercando di sviare la sua attenzione, tenendolo occupato. Ha compreso anche che solo un demone può avere l’ardire di attaccarlo. Un essere infido, viscido, che ha intenzione di distruggerlo. Lo ha capito ma non può fare niente per impedirlo: quei ragazzi devono essere salvati a ogni costo.
Concepito più di trent’anni fa, le Cronache di Rys sono il primo ciclo che ho affrontato, nel lontano 2008. A tanti anni di distanza l’originalità della storia si è un po’ attenuata, ma il racconto mantiene ancora il suo fascino. Al di là delle apparenze questo libro non parla di Angeli e Demoni, ma di parassiti che si fingono tali, per dominare l’uomo. Più horror che fantasy, soprattutto nella seconda parte. Il canto di Lia è solo il primo volume della trilogia, a cui seguiranno presto L’angelo della morte e Il sesso degli angeli. A differenza di altri cicli, in questo caso non c’è interruzione di continuità, ovvero ogni libro continua esattamente dove è finito il precedente, quasi la storia fosse una soltanto.
Fulcro del libro è il personaggio di Rys. Il suo aspetto è quello di un angelo di pietra. Asessuato, capace di generare attributi sia maschili che femminili (ma tendenzialmente più femmina che maschio), è una creatura ermafrodita che si ciba di amore. L’amore è la sua forza, ma anche la sua debolezza. Perché Rys aspira a diventare umano, non desidera altro. L’amore che lo domina è solo un’imitazione di quello umano, e in lui tutto è spinto all’eccesso. Più realistico il personaggio di Lia, un demone che si presenta in forma umana (non dico quale per non rovinare la sorpresa). Lui si nutre di dolore, chi lo incontra non può essere salvato. Cosa siano realmente non lo sanno neanche loro, aborriscono la loro vera forma, la guerra che hanno intrapreso ha origini antiche, e nessuno dei due può sottrarvisi. C’è una ragione per ogni cosa, e alla fine verrà alla luce. Anche se sarà solo un nuovo inizio.